
La laurea è una perdita di tempo? Chi studia per tanti anni rimane indietro nel mondo del lavoro, rispetto a chi in meno anni si diploma e inizia prima a lavorare? Non dovrebbe essere così e la laurea resta un importante traguardo, ma le ultime statistiche ISTAT rischiano di ingenerare il dubbio. Le criticità per i giovani aumentano, nel canale di comunicazione fra scuola e lavoro, fra presente e futuro. Il lavoro precario sta diventando una caratteristica dell'Italia e secondo gli ultimi dati riguarda di più e maggiormente i giovani laureati piuttosto che i giovani diplomati. Sono statistiche che indurranno a riflessioni utili e costruttive?
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C'è una ripresa dell’occupazione, ma le condizioni del mercato non sono ancora accoglienti e ospitali nei confronti delle nuove generazioni.
I problemi principali? Carriere lavorative frammentate e un ingresso sul mercato del lavoro diverso e di minore qualità rispetto al passato.
Oggi in Italia, c'è una vasta fascia di forza lavoro disponibile nella fascia di età 15-34 anni con giovani che hanno almeno 25 anni.
C'è una debolezza invece per i 24-35enni, in questa forbice c'è un basso tasso di occupazione e sono generazioni cui bisogna prestare attenzione perchè rischiano di non avere una storia contributiva adeguata con tutto ciò che ne consegue: importi pensionistici proporzionalmente più bassi rispetto a carriere lavorative continue e senza soste.
Chi ne fa le spese però è la qualità media del Paese, visto che i giovani sono più istruiti rispetto alla fascia dei 55-64enni.
Questo accade e accadrà a cascata, ma il vero problema per i giovani è il primo impatto con il mondo del lavoro.
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E' stato il presidente dell'Istituto Nazionale di Statistica (Istat), Giorgio Alleva, a lanciare una sorta di allarme, nel corso di una audizione alla Camera.
Avere una laurea universitaria e nel 35,4% per cento dei caso iniziare ad operare nel mondo del lavoro con una occupazione precaria o atipica, non è il massimo.
E' un Paese, in questo senso il nostro, che tende al basso visto che il lavoro precario riguarda soltanto il 21,2% fra chi vanta solo la frequenza della scuola dell'obbligo e una percentuale intermedia, ma sempre inferiore ai laureati, per i diplomati con titolo di studio secondario superiore.
Ecco quindi perchè il lavoro precario è più diffuso tra i giovani di 15-34 anni, ed ecco perchè circa 1 occupato su 4 svolge un lavoro a termine o una collaborazione.
Si tratta di un precariato strisciante e diffuso che contamina la vita dei nuclei familiari, proprio perchè riguarda anche gli adulti e i soggetti con responsabilità familiari: nel 2016 un terzo degli atipici ha tra 35 e 49 anni, con un'incidenza sul totale degli occupati dell'8,9%m une percentuale che sale oltre il 41 per cento fra le donne.
E che all'inizio della carriera lavorativa, i laureati siano più precari dei diplomati, è un problema molto serio cui far fronte nel più breve tempo possibile.
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FONTI:
Per il contenuto: Istat all'inizio i laureati più precari, ansa.it, 5 Luglio 2017.
Per l'immagine: www.we-news.com
Articolo scritto da:
Mauro Suma, il Direttore Responsabile (leggi la sua biografia).