Il Governo nel consiglio dei ministri di qualche giorno fa ha varato il decreto legge, salva bilanci delle Regioni che dovrà essere firmato dal Capo dello Stato. Lo ha annunciato il sottosegretario alla presidenza, Claudio De Vincenti, al termine della riunione. Il provvedimento studiato all'Economia non dà fondi aggiuntivi alle Regioni, ma permette un ripiano in 30 anni che abbassa notevolmente la rata da garantire a partire da quest'anno. Chiamparino, governatore del Piemonte è stato molto soddisfatto da questo decreto che finalmente consente di regolarizzare completamente la situazione, permettendo alle Regioni di riprendere serenamente la loro operatività, rinviando il pareggio di bilancio che dovrebbe scattare dall’anno prossimo. Il decreto non può essere definito infatti Salva-Regioni o Salva-Piemonte, dato che ha come scopo quello di determinare certezza nella contabilizzazione delle risorse di tutte le Regioni.
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Il sottosegretario Claudio De Vincenti è stato il primo ad annunciare l’ approvazione da parte del Consiglio deli Ministri di «una norma che consente di chiarire la contabilità delle Regioni, un tema sollevato da Corte dei Conti, in particolare per la contabilizzazione dei debiti passati».
In sintesi tale decreto non dà fondi aggiuntivi alle Regioni, ma permette un ripiano in 30 anni che abbassa notevolmente la rata da garantire a partire da quest'anno, permettendo quindi la contabilizzazione dei debiti passati.
La questione dello sblocca-debiti vale da sola 2,55 dei 5,8 miliardi di disavanzo certificato dalla Corte dei Conti, che dopo aver dato un’occhiata sui bilanci territoriali hanno definito i contorni del problema in tante amministrazioni, al punto che le stime parlano di circa 9 miliardi da coprire.
Il provvedimento ha come obiettivo quello di sanare la situazione creatasi dopo una sentenza della Corte costituzionale del giugno scorso che ha bocciato il metodo di contabilizzazione dei fondi anticipati dal governo, attraverso dei mutui contratti col Mef, per pagare i debiti arretrati con i fornitori che in molti casi (in Piemonte per esempio) sono stati usati anche per alimentare la spesa corrente.
Sono state accolte quindi le sollecitazioni delle scorse settimane fatte dal governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, che ha annunciato le dimissioni dalla presidenza della conferenza delle Regioni dopo che la magistratura contabile ha certificato un buco da 5,8 miliardi nei conti dell’ente.
Il governatore, il primo ad esser soddisfatto da tale provvedimento ha sostenuto che il decreto non può essere definito “Salva Piemonte o Salva Regioni” precisando che con esso si sono volute solo determinare condizioni di certezza nella contabilizzazione delle risorse tra l’attività legislativa nazionale e l’applicazione amministrativa della stessa da parte della Regione.
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Il buco di bilancio però non riguarda solo l’ente guidato da Sergio Chiamparino: rischiano la bocciatura anche Lazio, Campania, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Puglia. Si parla a tal proposito di una ventina di miliardi.
Questo provvedimento consente di regolarizzare completamente la situazione delle Regioni.
Il provvedimento non contiene fondi a sostegno delle Regioni alle prese con questi piani di rientro dal maxi deficit, ma consente di spalmare in 30 anni l'ammortamento del debito.
La finalità del decreto è proprio quella come ha precisato lo stesso De Vincenti sottosegretario di « evitare una doppia contabilizzazione nella restituzione che le regioni già devono fare allo Stato».
Il decreto inoltre mira a rinviare il problema del pareggio di bilancio che dovrebbe scattare dall’1 gennaio 2016.
Molte regioni con i conti pubblici in rosso sarebbero dovuto riuscire nell’impresa di registrare ogni anno un “saldo non negativo” tra entrate e spese.
Sono previste inoltre due modalità di contabilizzazione che le regioni potranno scegliere: la prima consiste nella riduzione gli stanziamenti di entrata concernenti il finanziamento del disavanzo da debito autorizzato e non contratto, la seconda consiste nell’iscrivere nel bilancio di previsione uno stanziamento di importo pari a quello dell’anticipazione destinato a confluire nel risultato di amministrazione di fine esercizio come quota accantonata.
Oltre alla norma spalma debiti, nel decreto è prevista la possibilità di estendere i provvedimenti del cosiddetto Decreto Cantone con la norma anti-commissariamento alla sanità.
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