
Quale posizione occupa l'Italia in materia di pressione fiscale e contributi sui salari dei lavoratori? Qual è il rapporto tra il Bel paese e gli altri Stati internazionali in materia di cuneo fiscale per famiglie monoreddito? L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha reso noto i dati relativi alla pressione fiscale sui salari medi degli Italiani e le notizie non sono certo positive. Il lavoratore medio italiano deve fare ogni mese i conti con le imposte e con il cuneo fiscale. L'Ocse ha reso noti i dati dopo che a messo a raffronto il trend, in materia di pressione fiscale, dei paesi industrializzati, ma cosa è cambiato per il nostro paese? Qual è la differenza tra costo del lavoro e stipendio netto percepito dei lavoratori? Qual è la percentuale relativa all'imposta sul reddito?
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Che le tasse in Italia siano un vero problema è cosa risaputa, ogni mese tutti i lavoratori devono fare i conti con il cuneo fiscale e la differenza tra quanto indicato in busta paga al lordo e quanto effettivamente erogato dal datore di lavoro è parecchio alta.
Se quella di essere tartassati dallo Stato ad oggi poteva essere solo una sensazione, oggi, a conferma di ciò, arrivano i dati diffusi dall'organizzazione internazionale per lo sviluppo economico.
Rispetto all'anno precedente in Italia la pressione fiscale sul reddito medio degli italiani ha avuto un calo striminzito di 0,008 rispetto al 2015, ma il nostro paese rimane molto indietro se messo a raffronto con gli altri paesi industrializzati del mondo.
Per comprendere meglio questo concetto, basti pensare che, sempre secondo i dati diffusi dall'Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico, in Italia la differenza tra costo del lavoro e salario netto percepito da un lavoratore single, senza figli, è del 47,8 percento, la media Ocse è addirittura del 36 percento.
Per quanto riguarda invece le famiglie monoreddito con due figli a carico, il cuneo è di poco meno del 40 percento (38,6%) e anche in questo caso la media dei paesi studiati dall'organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico è molto più bassa, addirittura si attesta al 26,6 percento.
In questa classifica stilata dall'Ocse, che ha messo a raffronto i paesi più industrializzati, l'Italia si attesta al quinto posto per quanto riguarda la percentuale di tasse pagate dai lavoratori single e senza figli a carico, mentre si trova al terzo posto per quanto riguarda invece le famiglie monoreddito con due figli a carico.
Sono notizie sicuramente non positive per un paese che mira alla crescita economica e che vuole concorrere con gli altri paesi industrializzati sul fronte dello sviluppo. Il costo del lavoro è sicuramente un nodo cruciale per il governo nazionale e per il rilancio dell'economia del paese.
Per quanto riguarda il salario lordo, che include cioè le imposte e i contributi versati dallo stesso lavoratore, l'Italia si è attestata al diciannovesimo posto della classifica Ocse. Le imposte e i contributi incidono sul salario per ben il 31 percento contro il 25,5 percento della media Ocse.
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Per sintetizzare ancora e far comprendere meglio il concetto, si può affermare che in Italia uno stipendio medio percepito dal lavoratore, al netto di tasse e contributi, è del 68,9 percento contro il 74,5 percento che è la media calcolata dall'organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Se la situazione dell'Italia in materia di pressione fiscale non è di certo felicissima, tuttavia non si può non tener conto del calo di percentuale registrato tra il 2015 e il 2016.
Il calo della pressione fiscale dello 0,08 percento è sicuramente poca cosa, ma può essere anche visto come il segnale di una politica sul costo del lavoro che sta iniziando a fare i primi effetti. L'Italia resta comunque lontana dalla media rispetto ai trentacinque paesi e si tratta di un gap che va colmato al più presto.
Al primo posto della classifica relativa alla pressione fiscale, riguardo la tassazione su salari dei single senza figli a carico, troviamo il Belgio dove si registra una pressione fiscale che sfiora addirittura il 55 percento, davanti a Germania e Ungheria.
Le tasse più leggere sul reddito si registrano in Cile, con il 7 percento e in Nuova Zelanda con il 17,9 percento mentre al venticinquesimo posto troviamo gli Stati Uniti con il 31 percento. L'aumento maggiore invece e, per ovvi motivi legati alla profonda crisi economica, si registra in Grecia dove la pressione fiscale supera il 40 percento.
Ritornando ai dati che riguardano l'Italia è importante dire che lo striminzito calo della pressione fiscale sul reddito dei lavoratori è dovuto principalmente al calo dei contributi a carico dei datori di lavoro che sono scesi dello 0,11 percento, mentre è aumentata la tassazione sul reddito e i contributi a carico del lavoratore.
In Italia il costo del lavoro complessivo per un lavoratore medio è di circa 55 mila dollari, oltre cinque mila in più rispetto alla media stimata dall'Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico nata per studiare le dinamiche politiche e commerciali dei paesi che ne fanno parte.
L'Ocse oggi comprende 35 paesi membri ed ha sede a Parigi, il suo compito è quello di monitorare gli andamenti del paesi industrializzati analizzandone i dati.
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FONTI:
Per il contenuto: Italia quinta per imposte sul lavoro, IIl Sole 24ore,
Per l'immagine: www.we-news.com
Articolo scritto da:
Carmelo Riccotti La Rocca, il Capo Redattore (leggi la sua biografia).