
La requisitoria del pubblico ministero, Francesco Del Bene, al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia in corso davanti alla corte d'Assise di Palermo, si è concentrata sul ruolo dell'imputato Marcello Dell'Utri, per l'accusa riferimento politico di Cosa nostra dopo le stragi. Le parole del PM: "A fine '93 Marcello Dell'Utri si è reso disponibile a veicolare alle istituzioni il messaggio intimidatorio per conto di cosa nostra: cioè stop alle bombe in cambio di norme che avrebbero attenuato il regime carcerario per i mafiosi. Ciò è avvenuto quando un nuovo governo si era appena formato, nel marzo del 1994, con la nomina di Silvio Berlusconi alla carica di presidente del Consiglio". Al termine della requisitoria, la richiesta di condanna a 12 anni di carcere di Dell'Utri.
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Il solito discorso...proprio adesso: proprio nel momento più delicato, sotto elezioni, per il Cavaliere e proprio sul suo fianco più scoperto, quello dell'accusa più infamante e cioè la collusione con gli apparati mafiosi.
Il grande pubblico è allenato ai corsi e ricorsi e a queste circostanze, ma la puntata di oggi di quella che qualcuno potrebbe anche chiamare saga, è particolarmente pesante.
Il pubblico ministero Francesco Del Bene, in aula con i pm Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi, ha proseguito questa mattina la requisitoria nel processo sulla trattativa Stato-mafia, in corso davanti alla Corte d'assise di Palermo all'Ucciardone.
Le sue parole: "Dell'Utri era un autorevole interlocutore del dialogo con Cosa nostra".
Secondo il magistrato gli agganci potenti con gli esponenti politici li avevano i fratelli Graviano, Giuseppe e Filippo: i boss di Brancaccio dialogavano con Marcello Dell'Utri.
Del Bene ha proseguito: "Bagarella ha saputo fin dal 1993 della discesa in campo di Silvio Berlusconi. I Graviano mantenevano il contatto e i rapporti con la politica e con Dell'Utri per cui il boss corleonese, alla fine, fornisce sostegno al nascente movimento politico di Forza Italia in cui, di fatto, confluisce il movimento politico Sicilia Libera".
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Il rappresentante della Procura ha usato toni duri nel definire il ruolo dell'ex senatore nella trattativa, citando poi le parole intercettate in carcere dell'ex boss Totò Riina, registrato mentre parlava con il codetenuto Alberto Lorusso,
Del Bene ha aggiunto: "Riina considerava Marcello Dell'Utri una persona seria che ha mantenuto la parola data. Mentre non ha una buona considerazione di Silvio Berlusconi, che reputa non affidabile".
Il macigno cade nell'agone elettorale, in giorni in cui si parla della candidatura di Adriano Galliani al Senato e si rinvia di qualche ora l'ufficializzazione della corsa a Bolzano di Maria Elena Boschi.
Ricordiamo che Dell'Utri attualmente si trova in carcere a sta scontando una condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa perché ritenuto, negli anni Ottanta, il tramite, è scritto nella sentenza definitiva di condanna, di "un accordo di natura protettiva e collaborativa raggiunto da Berlusconi con la mafia per il tramite di Dell’Utri.
In che condizioni proseguirà la campagna elettorale?
Tutti sono in attesa di altri veleni, altre reazioni e altre polemiche.
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FONTI:
Per il contenuto: Trattativa Stato-mafia, il pm chiede 12 anni per Dell'Utri: "Fu il tramite tra Berlusconi e Totò Riina", notizie.tiscali.it, 26 gennaio 2018.
Per l'immagine: www.we-news.com
Articolo scritto da:
Mauro Suma, il Direttore Responsabile (leggi la sua biografia).